L'agricoltura

Un aspetto ragguardevole è rappresentato dalla sua storia agraria. In parte alimentata dai suoi numerosi conventi dove oltre al culto e alla preghiera si praticava tanta agricoltura di qualità per sostenere l’alimentazione propria ma anche di altri conventi d’Italia. Si produceva soprattutto vino, dal Lacrima Cristhi, all’ancora più nobile Greco di Somma. Ma anche piedirosso (pere’epalummo), olivella, caprettone e per finire l’ultimo e singolare Catalanesca (IGP). Ma anche la produzione di frutta comprendeva vere eccellenze come le ciliegie Del Monte (Somma e non quello della pubblicità), un durone di altissima qualità; le albicocche di ogni tipo e varietà (dalle ceraselle, alle baracche, alle boccucce ecc, e per finire alle più note e recenti pellecchielle).   

Il Parco Nazionale del Vesuvio

Sul piano ambientale risalta subito all’occhio il grande bosco che incornicia Somma. E’ composto essenzialmente da castagneti, una volta coltivati, ora soprattutto da taglio. E’ un polmone enorme al servizio di tutto la piana nolana-vesuviana nord. Copre tutto il Monte Somma a partire dai tre-quattrocento metri fino alla vetta. E’ il Vesuvio che non ti aspetti perché il lato marino è solo soprattutto sabbia e ginestre. Ma il versante sommese presenta una vegetazione incredibile fatta di alberi di alto fusto (castagno, quercia, robinia, betulla ecc)  ma anche di un foltissimo sottobosco di felci con presenze di alcune inimmaginabili orchidee.  E’ un vero scrigno di biodiversità (di flora e fauna). A beneficio di tutti, buoni e cattivi, ma soprattutto è il vero tesoro vivente del Parco Nazionale del Vesuvio di cui il Monte Somma ne è la cassaforte naturalistica (purtroppo non si chiama parco Nazionale del Monte Somma). Ma il Monte Somma non è solo flora e fauna come si potrebbe immaginare. Tra le sorprese presenta un insospettabile monumento di ingegneria. Quello che poi ha permesso negli ultimi due secoli una quasi tranquillità “idraulica”. Come è noto sono terreni sabbiosi sensibilissimi al dilavamento facile e alle frane conseguenti. Invece con opere murarie di grande ingegno e lungimiranza e con oculate piantumazioni di essenze arboree mirate, si è riusciti quasi ad annullare un fenomeno che per secoli ha portato morte e distruzioni di ogni tipo. Ebbene il miracolo lo si deve al Vicerè spagnolo Fernandez de Castro a partire dal 1605 fino ai regnanti Borbone poi che, ad inizio XIX secolo, completarono l’opera. Un programma ciclopico per quei tempi. La rete dei Regi Lagni che, in buona parte origina dal monte Somma, ha regimentato le sue acque meteoriche nel fiume Volturno (che non è proprio a due passi da qui).  Un’ opera davvero colossale (coinvolge 4 province) che vede proprio sul Monte Somma il suo inizio con imponenti opere murarie tirate su in posti non proprio agevoli. Vi sono dunque dei veri monumenti di idraulica degni di maggiori onori che resistono ancora intatti dall’attacco degli agenti atmosferici e anche dall’attacco degli uomini.  

Il Monte Somma

Infine una notazione che incorona il Monte Somma con elementi di culto religioso che coinvolgono a rigore anche il mito antico più noto: Dioniso. Il dio del vino. Marziale (40 d. C- 104 d. C.) a proposito dell’eruzione vesuviana del 79 vi dedica un famoso epigramma. Descrive il rammarico dell’Olimpo per quello che è successo ma soprattutto per la distruzione di un ambiente agrario sacro a Dioniso per la coltivazione della vite. Al Museo Archeologico di Napoli è conservato un notissimo affresco di Pompei raffigurante un monte altissimo con filari di vite sul fianco non ripido ai cui piedi si erge la figura del dio raffigurato come un grappolo d’uva. Si è sempre immaginato il monte come Vesuvio. Ebbene alla luce dello scavo archeologico di Somma Vesuviana con il rinvenimento della statua di Dioniso, rileggendo i versi di Marziale, e considerando il profilo del monte fertilissimo e lussureggiante dell’affresco si comincia a ritenere come soggetto della raffigurazione antica proprio l’attuale Monte Somma.

I canti e i balli

Questa premessa ci segnala ancora con più forza il legame di Somma Vesuviana con l’antichità classica (periodo greco-romano). Ma soprattutto sottolinea l’origine dei riti di primavera che ancora si svolgono sul nostro Somma al culto di Dioniso. Era stato già ipotizzato prima del rinvenimento della statua (2005). Adesso c’è una testimonianza. Ora sappiamo bene che tammurriate, nacchere, canti e balli, dove traggono origine.